Un aspetto su cui credo sia molto importante riflettere è quello del proprio stile comunicativo; molto spesso infatti alla radice di problemi relazionali o di lavoro c'è il nostro modo di comunicare.
Secondo le ricerche, pur nella variabilità ed unicità dei nostri comportamenti, in ciascuno di noi esiste una certa costanza sul modo di relazionarsi, di comunicare e di pensare a sé e all’altro. La letteratura ha individuato principalmente tre stili comunicativi: lo stile assertivo, lo stile aggressivo e lo stile passivo.
Esistono chiaramente mille sfumature dello stesso stile ma ognuno di noi tende principalmente ad usare uno stile di questi tre o a modificarlo magari in base al contesto ( ad es.: assertivo sul lavoro- passivo nelle relazioni intime, aggressivo al lavoro -assertivo nelle relazioni amicali, oppure si utilizza un mix di modalità). Prima di elencare le caratteristiche di ciascuno stile, voglio precisare che ogni stile di comunicazione ha la sua ragion d'essere che risiede nella storia della persona, nelle sue caratteristiche e nel modo in cui si è ritrovato ad adattarsi all'ambiente. Pertanto più che giudicare uno stile piuttosto che un'altro, e magari colpevolizzarsi o compiacersi, è importante capire da dove proviene il proprio stile di comunicazione e come possiamo renderlo più elastico; l'assertività è di certo la direzione da seguire ma ciò non vuol dire non contemplare nella propria modalità di comunicazione alcuna forma di aggressività o passività, piuttosto riuscire a trovare un equilibrio che ci permette una comunicazione che ci dia un senso di soddisfazione ( almeno nella maggior parte dei casi) e benessere, che affermi la nostra intenzione e che sia efficace rispetto ad obiettivi e contesto.
Aggressivo
Chi ha uno stile aggressivo ritiene di essere sempre nel giusto, addossa agli altri la responsabilità dei propri errori, è irremovibile e rigido rispetto alle proprie posizioni. Le convinzioni di chi ha uno stile aggressivo sono: “La miglior difesa è l'attacco", "Solo mostrandosi forti si può vincere", Devi mostrarti forte altrimenti gli altri se ne approfittano”, “Chi fa da sé fa per tre", "Se non ti imponi subisci". Sebbene a breve termine si abbia la sensazione di avere le cose sotto controllo e di ottenere ciò che si desidera, alla lunga tuttavia, un comportamento aggressivo può condurre ad una condizione di stress e di isolamento sociale nonché ad una sensazione di logoramento e stanchezza. Riassumendo, chi usa la comunicazione aggressiva:
– si esprime con tono di voce arrogante
– impone le sue convinzioni senza possibilità di contrattazione
– manca di interesse per l’interlocutore
– interrompe costantemente
– giunge ad aggredire verbalmente e umiliare
– non rispetta le idee degli altri
– tende a invadere lo spazio dell’altro
– punta l’indice
Passivo
Chi ha uno stile passivo ritiene gli altri migliori di sé, teme il giudizio degli altri, fa fatica a rifiutare le richieste, tende a sottomettersi al volere altrui, fa fatica a proporre iniziative e a prendere decisioni: pertanto difficilmente riesce a soddisfare i propri bisogni e desideri. All’interno di una relazione o comunicazione l’obiettivo generale è evitare ogni possibile conflitto, ridurre l'ansia di esporsi, rimandare le decisioni e ottenere la benevolenza dell'interlocutore. È possibile che l’iniziale simpatia suscitata da interlocutori con questo stile lasci il posto ad emozioni di noia, irritazione o antipatia. Chi ha uno stile passivo è caratterizzato da convinzioni quali “ le mie opinioni non contano”, “non serve a niente che io parli, tanto nessuno mi ascolta”, “gli altri sono più bravi di me”, “e se sbagliassi?”, “ho bisogno della loro approvazione”, “non mi accetteranno se…”. A partire da queste convinzioni i comportamenti che più frequentemente vengono messi in atto sono l’evitamento, il silenzio e una scarsa partecipazione alle attività mentre le emozioni sperimentate sono rabbia repressa, colpa, paura, tristezza, ansia e frustrazione. A lungo andare l’insieme di queste convinzioni, comportamenti ed emozioni può far si che l’individuo sperimenti un senso di solitudine e una progressiva perdita di autostima e del proprio senso di autoefficacia. E’ frequente che individui con questo stile comunicativo lamentino difficoltà nella gestione delle relazioni e un senso di insoddisfazione generale. Chi usa la comunicazione passiva riassumendo:
– esita a esprimere le proprie idee
– teme di essere ascoltato e giudicato dagli altri
– parla con voce sommessa e insicura
– è convinto che gli altri siano sempre più bravi
– si considera responsabile di tutto quello che non va
– è dominato da un senso di inferiorità
Assertivo
Il comportamento assertivo può essere definito come un'onesta espressione dei propri bisogni, emozioni e opinioni adeguatamente alla situazione specifica in cui ci si trova senza che questo provochi senso di colpa o rabbia. L'assertività si esprime anche attraverso la comunicazione non verbale, mostrando interesse nell'ascoltare le persone con cui si parla, accompagnando ciò che dicono con l'espressione del viso, assumendo una postura di apertura verso l'altro ed avendo un tono di voce chiaro ed in linea con il messaggio che si sta inviando. L’assertività è il frutto di una scelta che implica una capacità di comprensione e ascolto empatico verso gli altri, una capacità di raggiungere dei compromessi, di vivere le relazioni in modo aperto e disponibile e di accettare la possibilità di non piacere a tutti o che a volte un obiettivo possa non essere raggiungibile. Riassumendo, chi comunica in modo assertivo:
– ascolta con interesse
– pone domande per verificare la sua comprensione
– se viene interrotto, chiede con cortesia e fermezza di terminare
– è aperto al dialogo e al confronto
– afferma se stesso senza svalutare o sopravvalutare l’altro
– è persona leale, tollerante, comprensiva
Bibliografia:
Baggioa A., a cura di, "Assertività e training assertivo. Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti" Franco Angeli 2013
Giusti E., Training dell’assertività, Quaderni ASPIC,Roma, 1992
Truini D., Guida alla comunicazione interpersonale e di gruppo, Franco Angeli, Milano, 1992