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  • Gilda Di Nardo

E' un problema o no?


Oggi una persona venuta per un primo colloquio, dopo avermi esposto la sua situazione, mi ha posto in maniera molto chiara e diretta una domanda: " Ma è un problema oppure no?"; è chiaro che stava rivolgendo a me la domanda che lui stesso si pone in questo periodo e che la domanda collegata è quella "Ho bisogno di aiuto o no?". A prescindere dalla situazione di questa persona ma prendendo spunto dalla sua domanda, ho deciso di scrivere questo post riflettendo sul fatto che, in effetti, molte persone non si rivolgono ad un professionista del supporto psicologico ritenendo che, se non esistono sintomi di patologia, non hanno bisogno di un aiuto o non potrebbero avere giovamento da una forma di supporto perchè sono semplicemente fatti così ed anche il loro malessere deve solo restare con loro. Innanzitutto è importante considerare che la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia ( come da definzione dell'OMS) e che quindi l'assenza di sintomi non identifica necessariamente uno stato di benessere, inoltre anche laddove esista uno stato di benessere abbastanza costante, molte branche della psicologia si occupano proprio di questo e di come l'individuo può crescere,migliorare la gestione della qualità della vita e la gestione dello stress.

Mi viene da dire che chiedersi se c'è un problema o meno è innanzitutto importante, significa rivolgere attenzione alla propria persona; di certo è una domanda che richiede oltre la propria risposta un feedback esterno, se no il rischio è quello di un'estrema autoreferenzialità oppure un costante assillo mentale che non trova però soluzione. E' importante che nel momento in cui arriviamo ad interrogoraci sull'esistenza di un problema o meno, valutiamo innanzitutto il nostro stile e la nostra storia di vita, le nostre emozioni, il nostro umore, gli equilibri anche materiali ( entrate-uscite economiche) la nostra soddisfazione rispetto a tutti gli ambiti della vita; fatto ciò dobbiamo fare attenzione anche ai feedback che ci arrivano più o meno direttamente dall'esterno: cosa dicono gli amici, i parenti, i colleghi se molte situazioni ci riportano sempre allo stesso punto. E poi, si, c'è la possibilità di confrontrarsi con un esperto della salute mentale, si può intraprendere un percorso di consulenza, di psicoterapia, un breve training ad hoc sul versante che ci interessa. Rivolgersi ad un esperto può essere utile per:

- acquisire maggiore consapevolezza rispetto a se stessi

- "vedere" tratti che se pure non patologici possono comunque appesantirci ( tratti ansiosi o depressivi ad esempio) e imparare a gestirli meglio.

- ampliare la propria capacità di introspezione e gestione dello stress

-acquisire nuove capacità di problem solving

-ampliare le proprie capacità relazionali e comunicative

-diagnosticare disturbi che non abbiamo saputo o voluto vedere

Alla domanda " E' un problema o no", l'esperto di salute mentale risponde aiutando insomma l'individuo stesso a mettersi nelle condizioni di trovare una risposta. Esemplifico banalizzando ed estremizzando ma con l'intento di chiarire. Mettiamo il caso immaginario di una persona di cinquant'anni che si rivolga ad un esperto perchè questa domanda da un po' di tempo è nella sua testa e nel primo colloquio riferisce che è un periodo che si sente a disagio perchè il suo passatempo preferito è andare sulle macchine scontro e vedere almeno due film gialli a settimana e questo non corrisponde agli interessi di tutti i suoi coetanei. Secondo voi è un problema o no? Il punto è che di per sè la cosa non può costituire un problema, bisogna vedere che senso hanno per questa persona i suoi interessi, se la sensazione di confronto schiacciante con gli altri è davvero legata ad essi, quanto questo tipo di interessi impattino sul suo lavoro, sulle sue relazioni ecc., sempre partendo dal presupposto che questa persona non abbia alcun disturbo. Facendosi aiutare in un percorso terapeutico questo cinquantenne immaginario potrà ad esempio rassicurarsi circa la normalità dei suoi interessi, scoprire che è così attaccato a queste attività perchè ha depositato in esse una forte valenza emotiva, vedere che non c'è nulla di male nei suoi interessi ma forse gestisce in maniera sbilanciata le sue relazioni, o forse che concede troppo spazio ai suoi atipici interessi per non soffermarsi su altre aree di insoddisfazione sulle quali, supportato, potrà lavorare e migliorare. Queste sono una serie di ipotesi relative ad un unico esempio ma credo e spero di aver chiarito quanto specificato sopra.

La domanda "E' un problema o no?" richiede insomma innanzitutto una disamina della nostra storia, della nostra soddisfazione o meno rispetto alla qualità della nostra vita, la constatazione che la questione di cui si stiamo interrogando non danneggia noi stessi o gli altri; una buona qualità di vita ed una buona soddisfazione non significano assenza di problemi quanto piuttosto un adeguato mix di sano realismo e misurato romanticismo che ci aiutino a vivere al meglio e ad affrontare le piccole grandi negatività che la vita ci impone e le piccole grandi gioie che ci riserva. Giudicarsi e confrontarsi troppo non aiuta molto, esistono vite complicate affrontate con leggerezza, vite semplici affrontate con pesantezza ed anche tutto il contrario. Bisogna partire da se stessi e dalla propria situazione.

Nel caso in cui restiamo troppo a lungo impigliati nella domanda "E' un problema o no?" o nel tentativo di risposta, un sostegno terapeutico è possibile ed adeguato.

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